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Saggi di critica d'arte

262016
Cantalamessa, Giulio 31 occorrenze
  • 1890
  • Zanichelli
  • Bologna
  • critica d'arte
  • UNIFI
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dei secoli e tanta disattenzione per molti altri parrebbe incoerenza nell’applicar un metodo, che indiscutibilmente è buono; ma la critica crede

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trecentisti e dei quattrocentisti peculiarmente, che per la loro immaturità non poteano certamente entrar nelle delizie di generazioni che si compiacevano nell

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di trovar la cagione nell’intervento di fatti soprannaturali. Si dicea che a Guido, privilegiato fanciullo, fino alla sua età di sette anni, gli

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ricorso di quelle compiacenze indimenticabili di certe forme dell'arte provate nell’adolescenza da quelli che la Diva ha toccati in fronte, certo è che

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fosse lui, chiaro, riconoscibile, incapace d’essere trasmutato, e come profonde si addentrassero nell’anima le sue personali qualità, tanto che nessuna

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, nel pieno del Rinascimento, nell’idolatria dell’arte antica, avea creato un tipo superbamente bello e sano e forte di donne che sembrano non essere

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mondo esteriore, Guido tradusse nell’arte sua, dando tuttavia la prevalenza a ciò che il suo cuore gli dettava, e che diceasi fosse effetto delle

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, folleggiale e troppo mosso nell’ebbrezza del suo trionfo, ma che è pittura tuttavia sì robusta da doverne tenere il più alto conto, ora specialmente che

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dinanzi alla croce, commosso d’esser fatto degno di morire in tal guisa. Non decade chi ha potuto sentir nell’anima la poesia della pagana mitologia e

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, come un tocco benefico nell’animo del Francia, il quale determinò l’equilibrato e sano svolgersi di una virtù sua personale, che dai ferraresi non

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tutti avea fatto questa supposizione. Ma, senza negar la parte che il Costa deve aver avuto nell’insegnamento, la verità più compiuta forse è chiusa in

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stato l’unico maestro del Francia, si spiegherebbe male; giacchè, pur riconoscendo che il Francia l’avea superato nell’arte, difficilmente il

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dei confini prestabiliti nell’idea, s’accorda colla fermezza dell’intenzione, la quale veramente è mirabile in questa figura di diacono genuflesso

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dorate nell’azzurro le forme gentili dell’abside e della torre di S. Giacomo, e il viso austero di Sante, scavato dagli anni, obbietto a tutti gli

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Procedendo innanzi nell’esercizio, il Francia acquistò più scioltezza e disinvoltura di mano, non mai vera larghezza di stile. Egli è di quelli che

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dissimulare con abilità una linea se non la sapesse al bisogno disegnare nettamente. L'effetto (è la parola degli artisti odierni), come è nell’ordine

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II e data alla chiesa di S. Giacomo. Preposto alla zecca dal Bentivoglio, fu confermato nell’ufficio da papa Giulio, e lo mantenne fino alla morte

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il conforto di avviare pieno di speranze alla pittura uno de’ suoi figli. Si compiacque nell’insegnare. Nel pianoterreno della sua casa tenea scuola di

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pienamente sicuro nell’ultimo decennio della sua vita, non vedendosi mai sorgere di faccia possibili rivali, ma trovandosi circondato di sudditi ossequiosi

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, sopratutto dell’impronta che le aveva data Raffaello. Vivea nell’intimità del grande urbinate un illustre bolognese a cui il Francia, molti anni prima, era

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respinta. I due maestri operarono a Bologna contemporaneamente, vissero, a quanto sembra, da buoni amici, ed ebbero molti caratteri comuni nell’arte

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’invidierebbe. Il celeste messaggero ha nell’aspetto qualcosa di transumano; maestoso ed elegante ad un tempo spira la pace intorno a sè e comanda l

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, più che la bellezza dell’opera, ammirasse la buona riuscita della fusione, lo trattò da goffo nell’arte. E narrasi che, visto per Bologna un bel

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(accenno all’arte di Pellegrino Pellegrini detto il Tibaldi), assistè al primo levar dell’ala del gentil Sabattini, ma non c’è mai nell’arte sua un

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pittura bolognese da non lasciar scorgere facilmente a prima occhiata quelle degli altri. Sono il Bagnacavallo e Innocenzo da Imola, ambedue nell

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incerti, ove l’ingegno si spossa, lasciando nell’opera tracce assai chiare del travaglioso tentennamento. Aggiungete che non è possibile ad un ingegno

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buon imolese nel suo cuore avea fatto un culto; il S. Michele del quadro n. 89, già nell’altare maggiore di S. Michele in Bosco, è quasi copia di quel

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influenze raffaellesche; ma qui egli è devoto ai ferraresi del suo tempo, quanto allo stile; quanto ad alcuni pensieri nell’atteggiare i soldati

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guscio, giacchè non abbiamo memoria ch’egli andasse mai a Padova, a Venezia, a Roma, a Milano, dovè sentirsi pungere nell’animo quell'amara verità per cui

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Malvasia, la terribilità michelangiolesca. Del resto, la composizione è buona. C’è nell’ampiezza della scena una quiete conveniente al soggetto

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Francia. Artista frettoloso, avido di guadagni, rifuggente dal riflettere, amante della musica e della vita lieta, destro nell’allearsi ad operare coi più

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